Padre Damiano Puccini, missionario dell’Istituto Servi del Cuore Immacolato di Maria (I.C.M.S.) opera da anni in Libano, collaborando con l’associazione “Oui pour la vie”, un gruppo di volontariato libanese con sede a Damour, legalmente riconosciuto e operante in favore dei più poveri. Questa è la sua testimonianza.
Carissimi,
dal 1948 il Libano ha sulle spalle il peso moltissimi profughi: mezzo milione di palestinesi in fuga dalle repressioni israeliane, un milione e mezzo di rifugiati siriani a causa della guerra e e migliaia di cristiani iracheni. Questi popoli sono stati espulsi dalla propria terra e spogliati di ogni cosa: case, proprietà, lavoro, chiese.
I rifugiati sono arrivati senza niente, solo con la croce in mano e i vestiti che indossavano. Il totale dei profughi in Libano oggi equivale alla metà della popolazione libanese. La situazione di vita dei rifugiati è ogni giorno più difficile: l’inverno quest’anno è venuto presto e ha portato con sé piogge abbondanti e neve. Mancano cibo, vestiti pesanti, coperte e alloggi per decine di migliaia di persone, che cercano di proteggersi dal freddo e dalla neve; è impossibile in questo periodo vivere nelle tende, o all’aperto nelle aiuole spartitraffico. Inoltre, le condizioni igieniche precarie favoriscono il diffondersi di malattie che rischiano di trasformarsi in vere epidemie.
I nostri volontari di “Oui pour la vie” fanno del loro meglio per soccorrere questi sventurati, spesso privandosi loro stessi dei beni di prima necessità. Vi riporto di seguito due testimonianze importanti.
Una nostra volontaria, Joyce, che vive in spirito di grande fiducia in Dio, ha chiesto a suo padre di devolvere, in favore dei poveri, un’eredità giunta inaspettatamente, malgrado la sua famiglia viva un momento poco felice per mancanza di lavoro.
Uno dei nostri volontari, Fadel, per aiutare dodici ragazzi tossicodipendenti, rifiutati dalla famiglia e dalla società, ha affittato per loro, attraverso la nostra associazione, una stanza a Ouzai, un quartiere islamico molto povero alla periferia di Beirut. Fadel, affidandosi completamente a Dio, ha deciso di vivere con loro in quella stanza senza finestre per proteggersi dal freddo e dagli insetti e senza arredamento. Ha persino dovuto affrontare le minacce di morte delle famiglie di origine dei ragazzi che non gradivano che qualcuno si occupasse di coloro che avevano abbandonato. Fadel non ha desistito dalla sua missione di aiuto e, utilizzando il metodo che noi chiamiamo “preghiera ognuno a modo suo”, li ha guidati in un percorso di recupero basato sul sapere riconoscere gli errori commessi in passato. Dopo quattro mesi Fadel si è ammalato e ha dovuto lasciarli, ma con buoni risultati: sette ragazzi si sono disintossicati e si sono impegnati per trovare un buon lavoro; due di loro si sono sposati. Uno di loro non ce l’ha fatta ed è morto, ma non per cause legate all’assunzione di droga. In tre sono fuggiti e non hanno completato il percorso riabilitativo.
Quando Fadel si è ammalato, i giovani riabilitati hanno costruito dei panieri di vimini intrecciato che hanno poi venduto in strada per raccogliere il denaro necessario per comprare un regalo da donargli. Erano, infatti, grati alla persona che li aveva accettati per come sono e che aveva creduto in loro, perché al cospetto di Dio siamo tutti uguali.
Per chi desiderasse avere maggiori informazioni o volesse supportare Padre Damiano a organizzare le sue testimonianze in Italia o desiderasse fornire un personale contributo economico, può inviare un SMS al 333/5473721 (Italia) o al 0096171509475 (Libano) oppure scrivere a info@ouipourlavielb.com.
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